Visione metafisica della vita

«Ho sempre vissuto in pieno la mia esistenza nel mio modo di osservazione profondamente contemplativo, ed ho sempre vissuto gli attimi nel presente con tutto il mio essere, e nel mio naturale modo di vivere sono sempre stato presente in ogni mia azione. Ho sempre avvertito che la materia non era incosciente, ed ho sempre parlato alle cose senza alcuna concezione razionale, ma non parlavo agli oggetti ma all'essenza spirituale insita in ogni cosa. Sono sempre stato conscio di aver un qualche cosa che mi caratterizzava in modo particolare rispetto ai miei coetanei, e non si trattava delle naturali differenze fisiche o caratteriali, ma di una diversità che loro non riuscivano né ad apprezzare e né a condividere. Ho sempre concepito internamente il senso della mia esistenza e non fuori, ed ogni realizzazione passionale o esordio era sempre controllato in qualche modo da quel senso. Il rapporto con gli altri, che al contrario si sentivano completi così nelle loro passioni terrene, nelle loro attività sportive o sentimentali, non è mai stato semplice per me... E mentre loro concepivano il divenire come la loro possibilità di realizzazione, al contrario io vedevo il presente come l'unica possibilità, e siccome sapevo nel cuor mio, che il mondo, dimenticando il presente stava avanzando come un mostro che divorava sé stesso, ecco dunque il motivo per il quale spontaneamente ho sempre vissuto la società cercando dapprima la contemplazione. In questo modo e in questi termini, fu caratterizzato da sempre e per sempre tutto il percorso della mia esistenza. Questo mio stato d’essere tendenzialmente trascendentale, questa spinta ascetica e le necessità misteriche, sebbene le vivessi direttamente, hanno trovato in me la loro ragion d’essere solamente nel corso di questo ultimi due decenni, prendendo luogo sul banco della razionalità determinati significati abbastanza precisi e soprattutto simbolici, che collegavano in un preciso ordine le mie esperienze, chiudendo un quadro di vicende molto intense, da sempre apparentemente folli e insensate».

 

 

 

Da: La mansarda e la Cavalleria

cap I - Doppia passione e duplice battaglia

"Soppressa l'intellettualità pura, ogni campo contingente e particolare è considerato indipendente; l'uno invade l'altro e tutto si mescola e si confonde in un caos inestricabile; i rapporti naturali risultano invertiti, ciò che dovrebbe essere subordinato si afferma autonomo, ogni gerarchia è abolita in nome di una chimerica uguaglianza, tant'è nell'ordine mentale quanto in quello sociale; e giacché nonostante tutto l'uguaglianza è impossibile, si vanno creando false gerarchie al vertice delle quali è posta qualsiasi cosa; scienza, industria, morale, politica o finanza, tutto in mancanza dell'unica cosa che può e deve avere normalmente la supremazia, vale a dire, ripetiamo, in mancanza di veri princìpi".

 

René Guénon