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Alimentazione vegetariana: senso nascosto e senso comune

 

«C'è molta confusione riguardo al tema del vegetarianesimo, e mi sono sentito di esprimere un pensiero che per quanto mi riguarda, tra le tante miriadi di discussioni che trovi da ogni parte, non ho mai sentito. Per questo presento questa bozza iniziale che poi svilupperò più approfonditamente in seguito riguardo al mio pensiero sulla questione. Ci sono molte false concezioni a causa del fenomeno “dell'orientalismo", che ha dato modo di adottare questo tipo di cultura, per molti versi sentimentale da una parte, legata al rispetto degli esseri viventi, e salutistica dall’altra, ma spesso tutte queste ideologie e discipline, troppo spesso arbitrariamente e malamente personalizzate, sono in conflitto tra loro sempre e comunque sentimentalmente, e senza mai entrare addentro alla sua sacra scienza che le è propria sin dalle origini della sua idea, condivisa nel principio, da quelle persone elevate spiritualmente, che di certo andavano oltre a tutte queste concezioni, sempre e comunque ideologiche e non fondate su alcuna causa profonda. Quindi, l'evitare di cibarsi di animali per le varie ragioni ideologiche sopracitate non è di beneficio a nessuno, ed il profondo spirito che ha animato e che anima le persone avanzate nello stesso apparente fine, fa propriamente la differenza. Per la scienza dello Yoga, l'anima condizionata (jiva), che deve esordire nella sua ascesi agli stadi di esistenza sempre meno condizionati, sino a realizzare appunto lo Yoga, o la realizzazione ultima che consiste nella liberazione da tutte le condizioni di esistenza e il ritrovamento della vera identità, man mano che evolve in tal senso, diviene sempre più dipendente dalle leggi spirituali e sempre meno da quelle materiali, nella sua stessa riscoperta della natura originaria Divina, e nell'abbandono delle false spoglie illusorie date dall'identificazione con  la mente, in quanto prima di tutte le identificazioni, per poi passare al corpo, ed infine l'ambiente. In questo processo evolutivo, in questa conversione spirituale, l'anima condizionata divenendo sempre più cosciente di Sé, si nutre sempre più dell'energia cosmica di ordine universale, e sempre meno di quella individuale che sia sottile o grossolana. In questo contesto più che il fatto di pensare al cibo animale o vegetale come scelta data dalla concezione sentimentale, occorre considerare propriamente che il fatto di “cibarsi di alimenti più associati alla manifestazione”, quali che siano gli esseri più senzienti in rapporto ad altre specie, e che hanno una consistenza vitale più complessa e sensibile, pone la persona nella condizione di affermare “letteralmente”, l'appartenenza in misura maggiore al mondo condizionato; mentre al contrario, il cibarsi di esseri meno senzienti di altri, o addirittura insenzienti, pone la persona nella posizione di una naturale e maggiore dissociazione dalla manifestazione. Gli idealisti proiettano su tutto quello che fanno, un mero significato egoico, e non Tradizionalmente scientifico, e quindi anche il fatto di divenire vegetariani, a dispetto delle loro convinzioni, non cambia niente dal punto di vista spirituale, semplicemente poiché le loro azioni non sono altro che azioni diverse, ma equivalenti per quanto riguarda l'associazione con la realtà illusoria. Il massimo della perfezione umana in questo senso, e che è anche previsto dalla pratica Yoga, è quella del superamento di ogni tipo di alimentazione materiale in genere, e quello che si dovrebbero fermare a pensare gli idealisti del “vegetarianesimo”, è che questo tipo di alimentazione nella scienza Sacra, non rappresenta nulla di più e nulla di meno di per sé, rapportata agli altri tipi di alimentazioni materiali, ma che invece assume un significato importante e più qualitativo, in quanto fase di passaggio ascetica, in vista del suo superamento sino al cibo eterno “del verbo”. Nascono così numerose diatribe sui vari tipi di alimentazioni, ove ognuno porta il suo contributo esperienziale, le sue convinzioni talvolta raccattate dalle Tradizioni, ma sempre meramente sentimentali (come per esempio che il fatto di nutrirsi di vegetali causa meno karma); fiumi di ragionamenti e di opinionismi, scorrono come le righe che delineano le forme dell'essenza spirituale, ma senza approdare mai ad un pensiero profondo della questione, e che riescono al massimo a sollevare il morale di taluni a discapito di quelli di altri. Alcuni schieramenti ideologici sono formati da vegetariani in senso salutistico, passando poi al “veganesimo” spesso in maniera fobica, che non differiscono, “in principio”, da tutte le altre forme di fanatismo, e che non hanno alcun senso da una prospettiva spirituale ed universale. A causa della perdita della scienza dell'Ente, poi quella dell'Essere ed infine quella dell'uomo, ed il relativo crollo intellettuale, sono persino giunte a nascere ideologie basate sull'idolatria degli animali, in quanto oggetto di riversamento sentimentale e morale, senza considerare gli effetti veramente controproducenti, sia per loro che anche per i loro “amati esseri”, attraverso il loro agire arbitrario da ogni altro principio a loro superiore. Ci sono anche pensieri calcolanti, che per suonare le campane delle loro parrocchie, arrivano a strumentalizzare le sacre dottrine; come nel caso del Buddhismo come tanti affermano erroneamente che in questa dottrina è legittimo e consentito l'uso della carne, non sapendo che si riferiscono a forme di dottrine “assai degenerate nel tentativo di adattarsi alla mentalità intellettualmente essiccata delle persone odierne”, e che dovrebbero assolutamente invece riferirsi al “Buddhismo originale” nel senso più pieno del termine(1).

 

 

Alimenti Yang ed alimenti Yin

 

La persona che si nutre di alimenti materiali Yang (Tamaguna); quindi tutti gli esseri fatti di sangue e carne, che offrono al corpo un apporto energetico potente e immediato, mettono la persona nella condizione “Yang” nei confronti del suo principio Spirituale, rendendola a sua volta “yin” o passiva nel senso spirituale del termine, determinando per questo, “il rafforzamento, dell'associazione all'illusione ed alla manifestazione con tutte le condizioni”. - Gli alimenti materiali che invece sono di natura “yin” (sattvaguna); tutti gli esseri di natura vegetale, che invece non offrono al corpo un apporto energetico che non sia quello appena sufficiente per la sua sussistenza, mettono la persona nella condizione “yin” nei confronti dello spirito, e la rendono “Yang” o attiva spiritualmente, nel suo stesso processo di ascesi verso il distacco dagli oggetti dei sensi, ed attingendo in misura sempre maggiore, dal nutrimento dato dall'energia universale (Prana). L'alimentazione del primo tipo è più adatta alla vita sedentaria, e quella del secondo tipo ad una vita dinamica. La prima rafforza il dominio della potenza psichica, e la seconda lo indebolisce rendendo la mente recettiva all’intelletto cosmico (Buddhi).

 

 

Il calare del grande ciclo cosmico,

l’oscuramento intellettuale e gli adattamenti tradizionali

 

Ci sono da considerare molti altri punti sulla presente questione ma rimando (se Dio vuole) più avanti, e cito ora solo alcuni punti; come nella Tradizione Baghavata o del Bakty Yoga; ove la “rinuncia del Kaliyuga” così come è insegnata da sri sri Krishna in persona nella Baghavad Gita, è “la perfetta rinuncia”, espressione di misericordia Divina che viene incontro agli esseri caduti di questa epoca attuale, che non potendo emulare le imprese degli uomini delle ere precedenti, possono in questa particolare forma di Yoga, sacrificare ogni attaccamento dei sensi con i loro relativi oggetti materiali a Dio, per cui il cibo diviene strumento di trasmissione e di avanzamento spirituale (“Dio entra negli uomini attraverso il loro stomaco” S.D.G. Srila Baktivedanta Charanaravrinda Swamy Prabhupada). Ma ovviamente, seppur adattata ai tempi nefasti, la resistenza della Tradizione tiene questa austerità “morbida”, entro certi margini di qualità, secondo l'influenza del “guna” di appartenenza, ovvero del guna della virtù, e non certo permette sacrifici animali. Allo stesso modo, Nichiren Daishonin, spiegando magistralmente le complesse dottrine Buddhiste, mette in rilievo molto spesso nei suoi scritti, lo spirito di rinuncia al mondo, che si esprime in apparenza per una forma di rispetto per gli esseri viventi, ma che non è che un’espressione secondaria, al vero e profondo scopo comune a tutte le Tradizioni nella loro essenza. Egli cita, spesso con profonda ammirazione, preti che, forti della loro conoscenza e sempre attenti a non associarsi al mondo e quindi a non creare Karma, che “si muovono cercando di non calpestare neanche un filo d'erba”; oppure citando con ammirazione il viaggio che Cunfucio compì con suo nipote nel quale “consumarono solo nove pasti in cento giorni”; o ancora cita di sé stesso; “io non ho mai ucciso né una formica o un grillo talpa”.

Si potrebbe andare avanti lo stesso con altre Tradizioni, come nei casi di S. Antonio Abate, o S. Simeone, e tutti gli altri padri del deserto».  

 

 

 

 

 

(1) su questo occorrerebbe fermarsi per un accurato approfondimento, circa le improvvisazioni “fai da te” per quanto riguarda coloro che pretendono compiere questo passo senza le dovute considerazioni qui esposte, e che spesso si causano dei notevoli danni alla propria salute.