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Hiranyagarbha

(Il Germe d'Oro o Uovo Cosmico)

Secondo la tradizione Vedica, Hiranyagarbha è un nome di Brahma che vuol dire, nato da un Uovo d'oro. Hiranyagarbha è il principio di evoluzione inteso sia in senso macro che microcosmico, e rappresenta il Principio di Ascesi (caos) e liberazione (ordine) di ogni essere manifestato inteso sia nella particolarità, che nell'integralità. Ogni qualvolta che un essere ascende ad un piano superiore di esistenza attraversando il caos dovuto alla trasformazione, dove non ha assunto ancora una chiara identità, un ordine proprio, uno stato armonioso e definito, che sia una cellula, un essere vegetale, animale, minerale, o qualsiasi altro essere del cosmo manifesto, o fosse anche un pensiero che ancora è nella fase di trasformazione in creazione (o Brahmanda) in attesa di una definizione chiara, o quando si attualizza in maniera illuminata, Brahmananda diviene Hiranyagarbha. Ogni qualvolta che si verifica un passaggio ascetico-evolutivo, cosciente o meno che sia, si realizza l'essere Hiranyagarbha. Questo non vale certo per il passaggio da una condizione particolare ad un’altra del solito stadio o livello, ma sempre inteso in senso rigorosamente ascendente verso l'incondizionato. «Il germe che nasce dalla profondità delle acque profane nel grembo della Prakriti, ascende alla superficie in virtù degli influssi o seme (Buddhi) di Purusha. Questo germe o embrione, via via che risale le acque profane, prende sempre più la forma di un “Uovo”. Una volta che ha superato la fase o primo caos, emerge sulla superficie. A questo punto trovandosi nel secondo caos inerente alla realizzazione virtuale ma non ancora effettiva, questo Uovo verrà trasportato lungo il fiume, galleggiando sulla superficie dall’acqua fluttuando a causa della corrente impetuosa. In questa fase, l’essere si trova nella condizione preparatoria alla realizzazione. Trascinato dalla corrente, e dai continui urti, questo Uovo si schiuderà, dando origine all’essere Hiranyagarbha». Hiranyagarbha rappresenta sia la creazione di tutta la manifestazione cosmica, che ogni acquisizione di un livello spirituale superiore, infatti, l'essere in fondo alle acque profane, è ogni essere allo stato più condizionato, e man mano che sale verso la superficie, si libera dalle condizioni, sino a che uovo immerso a metà nell'acqua e metà fuori, rappresenta l'essere nella sua lotta finale tra gli ultimi incatenamenti materiali, le ultime zavorre che gli impediscono di liberarsi e riottenere il Moksa, l'Essere Hiranyagarbha cammina sulle acque in segno di assoluto incondizionamento, e rappresenta quindi: “l'essere individuale finalmente liberato che cammina sulle acque profane”. Questa tradizione mi ha sempre affascinato...

Questo processo avviene grazie agli influssi di Purusha dall'alto dei cieli, che feconda la Prakriti attraverso il suo seme, Buddhi, cosicché tutti gli esseri evolvono e rientrano in possesso della loro origine.

 

di Fabio Lapini

 

 

R. Guénon afferma; «Nel simbolismo indù, il piano secondo cui il Brahmanda, o «Uovo del Mondo», al centro nel quale risiede Hiranyagarbha, si divide in due metà; quest’«Uovo del Mondo» è d’altronde sovente rappresentato come galleggiante sulla superficie delle Acque Primordiali, segna dunque lo stato nel quale si opera il passaggio dall’individuale all’universale, ed il ben noto simbolo del «camminare sulle Acque» raffigura appunto la liberazione dalla forma, o dalla condizione individuale». «L’essere che ha raggiunto lo stato per lui corrispondente alla «superficie delle Acque» senza ancora elevarsi al di sopra di queste, si trova come sospeso fra due caos, nei quali all’inizio tutto è confusione ed oscurità (tamas), fino al momento in cui si produce l’illuminazione che ne determina l’organizzazione armonica col passaggio dalla potenza all’atto, e per mezzo della quale, come per il Fiat Lux cosmogonico, si stabilisce la gerarchia che dal caos darà origine all’ordine». «E' detto che Brahma si rinchiude nell’«Uovo del Mondo», chiamato per questa ragione Brahmanda, per nascervi come Hiranyagarbha; ma, oltre al fatto che i diversi nomi designano in realtà solo i diversi attributi divini, che sono per forza sempre in relazione gli uni con gli altri, e non entità separate, è il caso di osservare qui in modo speciale che, essendo l'oro considerato come la «luce minerale” e il «sole dei metalli», la designazione stessa di Hiranyagarbha lo caratterizza effettivamente come un principio di natura ignea; e tale ragione viene ad aggiungersi alla sua posizione centrale per farlo assimilare simbolicamente al Sole, che, del resto, è anch'esso in tutte le tradizioni una delle figure del «Cuore del Mondo». Per passare di qui all'applicazione microcosmica, basta ricordare l'analogia che esiste fra il “pinda”, embrione sottile dell'essere individuale, e il Brahmanda o «Uovo del Mondo» [“Yatha pinda tatha Brahmanda” (si veda “L'Homme et son devenir selon le Vedanta”, capp. xiii e xix)]; e questo “pinda”, in quanto «germe» permanente e indistruttibile dell'essere. si identifica d'altronde col «nocciolo d'immortalità», chiamato “luz” nella tradizione ebraica [Per ulteriori osservazioni su questo punto rinviamo ancora al “Roi du Monde”; si può anche notare che l'assimilazione della «seconda nascita» a una «germinazione» del “luz” richiama nettamente la descrizione taoista del processo iniziatico come «endogenia dell'immortale».

 

Altra fonte: «Nei Veda sta scritto: “In principio sorse il Germe d'Oro: Egli fu, non appena nato, il Signore dell'Essere, sostenitore della Terra e di questo Cielo… Quando le Acque potenti giunsero, portando con sé il Germe Universale, da cui scaturì il Fuoco, allora venne in essere l'Unico Spirito di Dio… Questo Uno che nella sua potenza abbracciò con uno sguardo le Acque pregne di forze vitali, che generano il sacrificio, Egli è il Dio degli Dei e nessuno è pari a lui”. L’uovo o germe è concepito dalle acque primordiali che, come nella concezione orfica, costituiscono il principio generatore anche nell’induismo: “In principio, in verità, questo mondo era acqua, null'altro che un mare d'acqua. Le acque desiderarono, “Come possiamo propagarci?” Esse infiammarono il proprio ardore, compiendo proprio questo gesto con fervore. Raccogliendo la propria energia creatrice esse si riscaldarono e si produsse un uovo d'oro”».

 

 

 

 

Fabio Lapini