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La funzione del Buddha nella tradizione primordiale

«Il Buddhismo nasce con la degenerazione della Tradizione Vedica, in quanto rimedio e assieme la soluzione per la situazione del tempo e del tempo a venire, per il calo intellettuale della popolazione del Kaliyuga, lo slittamento dal Logos alla Razio, e il riadattamento sempre più analitico e sostanziale, o meno simbolico o essenziale delle sue dottrine. Lo si può notare facendo degli studi comparativi, mettendo a confronto i Princìpi equivalenti di quest'ultimo e delle tradizioni precedenti. Infatti, le dottrine Buddiste oltre ad essere sempre più variegate degli insegnamenti precedenti, assumono anche la caratteristica sempre più speculativa, legata alle necessità sempre più antropocentriche della massa, composta da individui che in generale, né all'intelletto e tanto meno all'Amore potevano più accedere. Così la Tradizione primordiale in questa corrente specifica, si riduce fino al Buddhismo, che rappresenta l'ultimo faro (e non per questo meno importante e di minor valore per un mondo fatto di soggetti che pongono l'analisi razionale al di sopra dell'esperienza trascendente; dalla scienza integrale dell'Ente e dell’Essere, alla sola scienza del sommo Ente, in accordo con la riduzione intellettuale del Cosmo, rivolgendo dunque le persone verso l'intelletto superiore. Scienza, quest'ultima, che nel primordio era “una” nella scienza del Divino. Per quanto riguarda i vari Buddha su pianeti lontani descritti nelle Tradizioni Buddhiste, questi non sono altro che tutte le Divinità e gli esseri evoluti interpretati e poi percepiti in modalità impersonale, e quindi funzioni Universali. Inoltre, le dottrine Buddiste si dividono ulteriormente in tante altre diramazioni più o meno eterodosse e spesso conflittuali tra loro, per esempio; ci sono le dottrine basate sulla “pienezza dell'essere Universale” e quelle basate sulla sua “vacuità di tutti i fenomeni”, passando per la dottrina sulla “pura contemplazione della mente” (zen), ecc... Dallo svezzamento da parte di Guotama, alla malsana idolatria non autorizzata delle Autorità degenerate e della popolazione, nacque poi la frase di Buddha, quando gli chiesero “se Dio esiste” e lui rispose: “Se Dio esiste, è inammissibile che si occupi delle vostre faccende terrene”. Il punto importante a mio avviso, è sempre la Tradizione primordiale genuina e la sua permanenza all'interno di ogni insegnamento originale; la conservazione della tradizione effettiva e regolare, assicurata dall'opera di determinate autorità spirituali autentiche; personalità cardine, manifestatesi, in determinati punti specifici, lungo la perpetuazione secolare della Tradizione stessa, ed in secondo luogo, anche altre personalità tra le più insospettabili e meno in risalto, in quanto applicazioni del medesimo principio, per questo identiche alle prime nel loro valore simbolico svolgono la funzione di supporto, nella loro più nascosta, ma al contempo piena ed essenziale operatività, sulla base di questa particolare missione. Ogni Tradizione nel suo naturale sviluppo nello scorrere dei tempi, è soggetta alla sua stessa degenerazione, e per questo assume un valore sempre più sostanziale e meno essenziale man mano che il grande ciclo Cosmico si avvia nella sua fase crepuscolare. Per questo, ogni sacra Tradizione è venuta ad essere ristabilita in determinati periodi della storia, da Maestri in grado di intuirne lo stato effettivo di integralità, e così eventualmente reintegrarla di quei Princìpi essenziali compromessi, o addirittura scomparsi. Una volta che la Tradizione antecedente al Buddhismo era stata travolta da nuove e sempre più oscure energie, ha dato luogo a questa nuova espressione, che altro non è, che in qualche modo, se non la sua continuazione riadattata a quel tempo particolare. Il Buddhismo è strutturato fin dalla sua origine, per dare la possibilità a chi ha aderito e aderisce, di lavorare sul piano dell'intelligenza Cosmica, dato che, come abbiamo visto poco prima, oramai la relazione d'amore con il Divino era compromessa, segnando anche l'indebolimento delle dottrine e dei rituali a questa connessi, e così dare la possibilità di rieducare e di risanare la funzionalità della struttura psichica degli adepti, e di metterli in grado di conoscere ciò che è al di là della realizzazione Buddhista, in un percorso esperienziale per così dire “a ritroso”, fino a riportarli a riscoprire ciò che lo supera, o il suo principio originario da dove questo insegnamento ha origine, tenendo conto inoltre, della fase propedeutica d'insegnamento che “conduce e non svela”, conservata all'interno della Tradizione primordiale, che offre la possibilità ai più qualificati, di comprendere la Verità Assoluta. L'avvento del Buddha è un ennesimo atto di misericordia Divina, ma è anche il segno della fine del Grande Ciclo (Manvantara), ricordando che in alcune forme di Buddhismo antico del Nord, “Balarama”, che è il penultimo Avatara dei dieci della tradizione Vedica, è sostituito dal Buddha prima dell'avvento di “Kalki” o l'ultimo Avatara».