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L'amore secondo chi

«Se l’esistenza per un individuo, è un’esperienza che può essere vissuta nel duplice senso dell’acquisizione di se stesso o al contrario della sua frammentazione, l’Amore con la sua aurea scienza diviene dunque l’oggetto principale, o il fattore dominante rispetto a queste due direzioni diametralmente opposte e le relative mete, per il quale: in senso ascendente, l’individuo che riscopre grado dopo grado la sua vera identità eterna, sviluppa completamente le capacità di ordine universale e tutti i poteri inerenti alle qualità dell'anima, librandosi così dalle condizioni di esistenza; e in senso diametralmente opposto procedendo in senso discendente, aumenta indefinitivamente la propria individualità, moltiplicando dunque le condizioni di esistenza fino a giungere al completo sradicamento dell'anima dalla sua fonte originale, o in altri termini, alla dannazione eterna.

 

Vediamo dunque, come l’amore assume una diversa concezione più o meno reale o più o meno illusoria da parte del soggetto in questione a seconda del suo livello spirituale relativo alla gerarchia degli stati dell’Essere universale, e dunque: "più che egli è vicino al centro universale o la fonte originaria di tutte le cose e attinge maggiormente dalla luce essenziale, e più che ha una concezione dell’Amore nel senso più pulito del termine, e viceversa; più che egli cade e si distanzia dalla sorgente originaria di tutte le cose, e maggiormente ha una concezione dell’amore distorta e oscurata, sia nel senso assoluto che nel senso particolare, contingente, in relazione a ogni particolare fenomeno dell'esistenza".

 

Questo, è dovuto al fatto che l'essere in questione, a causa, e nonostante la spinta generata della negazione del Principio Supremo e dunque della Coscienza, non diverrà mai indipendente dall’Amore cosmico emanato dal centro universale e generato dalla fonte Divina, perpetuato nell’intera manifestazione in quanto Luce guida per tutti gli esseri e per la loro stessa liberazione dalle condizioni di esistenza, anzi; "per il fatto che gli esseri sono profondamente costituiti della stessa essenza della sorgente dell'Amore, non potrebbero in nessun modo e nelle peggiori delle condizioni, non tendere verso l’energia originaria di cui sono costituiti gli oggetti dei suoi stessi sensi, ed eludersi quindi, dal dipendere dalla stessa sorgente dalla quale promanano”.

 

Nel suo processo involutivo, l’essere condizionato sviluppa in misura esponenzialmente crescente, il suo attaccamento ai suoi stessi oggetti dei sensi via via che si sottrae dalla sorgente Divina, dividendosi e si frammentandosi nella manifestazione, che si traduce nella moltiplicazione delle sue particolari condizioni.

 

 

Ma, come trova ragion d'essere il soggetto che per sua natura dipende dall’Amore, nel suo allontanamento dalla sorgente di quest’ultimo mentre si inoltra nelle tenebre?

 

In modo sempre più illusorio e meno cosciente, man mano che l'individuo si distanzia dalla sorgente originaria, esso compensa al suo calo vitale cercando di mantenere quello stato incondizionato originario, proiettandolo nei suoi oggetti dei sensi man mano che aumenta la potenza della sua caduta: a causa dell'allontanamento dalla sorgente principale e reale dell’Amore, e rispetto la quale era naturalmente tenuto nel suo stato di super-coscienza, magnetizzato e assieme protetto dalla sua caduta nella manifestazione in forza della potenza attrattiva della corrente ascensionale, ora, per effetto del progressivo collasso intellettuale si trova sempre più costretto dalle proprie crescenti condizioni a orientarsi verso l’indefinito decrescente, dando luogo a una virata diametralmente opposta, tende sempre più a procedere in senso discendente verso il polo plastico e sostitutivo opposto alla sorgente originaria dell’Amore, alternativa virtuale posta al centro delle tenebre, dal quale egli si trova ad essere sempre più magnetizzato per effetto dell'illusione, da quella potenza esattamente opposta alla potenza emanata dal centro essenziale e originale dell’universo, e riflessa attraverso gli esseri a lui esterni, fino a precipitare in caduta libera e oramai senza alcuna resistenza verso le massime condizioni di esistenza, trascinato da un crescente senso di libertà traducibile come espressione dalla potenza della passività.

 

Inoltre, man mano che il soggetto diviene sempre più sub-classato e condizionato, è in egual misura soggetto all'illusione di essere "sempre più se stesso", e da questa prospettiva rovesciata confonde il virtuale con il reale, l’eterno con il tempo, e il sentimento con l’amore: nella soddisfazione dei sensi e della mente egli gode in qualche modo di quell'illusoria indipendenza, poca o tanta che sia a seconda del suo stadio, acquisita per effetto della caduta e per la forza appunto prodotta dalla passività, e dunque, dall’aver cessato tutte quelle attività necessarie per seguire la Vera Luce, in forma di rapporto con la coscienza, di ordine di principi, e del relativo e costante approfondimento dei misteri dell'esistenza.

 

Per effetto della volontà di potenza nichilistica, che aumenta man mano che il soggetto scende di grado spirituale, per analogia si potrebbe rapportare alla forza di gravità, e le implicite e determinate possibilità apparentemente positive che a quest’ultimo si manifestano naturalmente, il soggetto procede nella direzione diametralmente opposta dell’Axis Mundi di chi invece è costantemente attivo nel ricercare onestamente il vero significato dell’Amore.

 

Egli non potrà usufruire di una duplice funzione benefica, poiché: da una parte non potrà beneficiare delle qualità dell'anima e dei poteri ad essa connaturati, e dall’altra, a causa della sua stessa passività, non potrà beneficiare della riduzione degli effetti negativi (principio metafisico dell’alleggerimento della remunerazione delle azioni negative): in quanto effetto della sua stessa caduta, il soggetto in questione rinuncia di fatto attraverso l’esercizio del libero arbitrio, a beneficiare delle proprie qualità universali e infinite a vantaggio di quelle individuali e indefinite proprie del falso sé. In quanto effetto illusorio, che si traduce nella mancanza di senso di orientamento, egli si trova a naufragare nel mare dell'esistenza procedendo nella direzione opposta alla riva (fatto eccezione dell’intervento Divino).

 

Un‘altra osservazione a questo punto va posta in essere; le sofferenze sono inevitabili per ogni essere condizionato, sia che proceda verso l’alto e quindi verso la realizzazione integrale dell’unità essenziale, o al contrario che proceda verso il basso quindi verso la disintegrazione dell’essere individuale.

 

Tuttavia, se nel primo caso è possibile usufruire del sostegno di elementi e forze straordinarie e non convenzionali, ed ottenere dunque come risultato l’assimilazione dell'individualità nell’Universalità, e come effetto di questo processo la manifestazione delle relative qualità e dei poteri dell’anima, nel secondo caso, si ha come effetto l’affermazione e la crescita dell’individualità rispetto al suo principio diretto, e quindi l’aumento indeterminato delle condizioni d’esistenza a causa dell’insabbiamento delle qualità dell’anima: nel processo involutivo/discendente, le rigide leggi della natura materiale si mostrano sempre più avverse e sempre più incontrollabili, e le qualità dell'anima (disconosciute di fatto) sono sempre più inutilizzabili.

 

Verso il principio supremo avviene l'ultima morte che è quella del falso ego, e si moltiplica invece nel caso della caduta negli stati inferiori.

 

Dalla prospettiva universale l’Amore ha una parola sola, una verità unica, ma dalla prospettiva della manifestazione ha una moltitudine indefinita di modi di espressione, interpretazione, e concezione, a seconda del livello di coscienza di ciascuno».

 

 

 

 

 

 

Fabio Lapini