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Critica alla quanti(tànti)stica e alla 5D

A fronte di certe confusioni che si vanno creando in merito alla questione della realizzazione spirituale, desidero porre in essere, o quantomeno iniziare a stabilire dei punti cardinali di una certa struttura di pensiero, per arrivare infine a delineare un determinato luogo differenziale che permetta di mantenere separate determinate aree puramente spirituali, da certe aree rivendute come tali dal raffinato mondo progressista, che al contrario, sebbene all'apparenza risultino appartenere al medesimo ordine, se osservate profondamente è possibile scoprire, che al di là di ogni similitudine con la sfera spirituale, in realtà rappresentano l'esatto contrario, o l'anti-spiritualità per antonomasia.

Ebbene, cercherò di sviluppare la tanto sbandierata questione della quantistica e della 5D rivenduta diabolicamente, come la panacea di tutte le condizioni d'esistenza.

 

Questo modo di vedere le cose, che è un modo del tutto razionale, neo-gnostico, dove l’evento dell’era che i cabalisti chiamano “messianica” viene ridotta da questo pensiero di matrice chiaramente modernista, e dai suoi rappresentanti, a questa tanto glorificata “quinta dimensione”.

 

Questa teoria, che si poggia su alcune scoperte scientifiche prese in prestito dalla fisica quantistica, non può essere associata in alcun modo ad alcun evento descritto nelle sacre scritture, poiché, per il suo luogo a procedere puramente razionale, dove ogni tramutazione della persona come da questa teoria dichiarata come necessaria per entrare in questa quinta dimensione, non segue il processo metafisico dell’universalizzazione dell’io attraverso l’esperienza mistica, ma prosegue verso la meta prefissata attraverso una pretesa conoscenza del se da parte dell’io.

L’errore “dell’autoconoscenza dell’io” è l’errore basilare dello Gnosticismo dal quale genera l’occultismo.

La parola “Gnosis” deriva dalla radice sanscrita “Gn” “Gyana” che significa Conoscenza.

In realtà il processo Gnostico, che è stato “frainteso” nei secoli, non muove dall’”io” alla realizzazione del Sé, come nel caso dello Gnosticismo, ma al contrario parte dal Sé, che attraverso l’”io” celebra Sé stesso!

 

Quindi, l’idea della dicotomia tra Iniziatica e mistica, si risolve dalla sua stessa illusione, alla base nel concetto che è sempre Dio che muove le due vie: “L’Eterno che irrompe nel tempo, e il tempo che sboccia e si apre all’Eterno”.

In esempio, l’applicazione di questo principio nel Cristianesimo si traduce in:

Gesù Cristo stimola l’io dall’interno affinché il soggetto Lo celebri al suo esterno.

 

In altri termini, l’io persiste, a causa: in primo luogo del metodo stesso, che essendo scientista e dunque avendo mantenuto “l’atteggiamento teoretico metafisico” (“la quantistica ha scoperto”; “la quantistica ha dimostrato”), e che dunque non prescinde dal dato empirico-razionale, rafforza l’identificazione dell’io in questo “ipotetico processo di apertura alla multidimensionalità”, che ricalca la dottrina soteriologica della salvezza, e in secondo luogo, sempre tale atteggiamento trascina l’essere nel divenire nel processo immanentista replicante e oggettivante sganciandolo dalla fonte primaria.

 

 

 

 

 

L’atteggiamento anticristico e la pretesa caccia a Dio

 

La fisica, in ogni sua forma, quale anche la quantistica, non ha fatto nulla di più, casomai, che confermare delle leggi “naturali”, sottili ma pur sempre naturali.

Ma queste scoperte dell’uomo per quanto siano importanti, risultano essere sempre in netto ritardo rispetto al presente, ovvero: mentre si giunge ad un nuovo importante dato empirico che confermi una realtà più profonda di quella concepita e conosciuta sino a quel momento, e che possa condurre l’uomo verso l’assoluta libertà e felicità, ricalcando così la meta ambita e garantita dalla Scienza Metafisica, l’attività secolare individuale dedita alla scoperta della natura, toglie contemporaneamente quell’attività spirituale che sarebbe servita invece per conoscere l’essenza della natura attraverso la scoperta di sé.

 

 

 

L’atteggiamento “caprino” verso il divenire, che si fonda sulla concezione del progressismo attraverso la formula “lo scorrere del tempo come produttore di benessere in quanto tale”, nasce dalla storica negazione della metafisica sancita in diverse decisive tappe distribuite nella storia del rinascimento detto “inglese”, ovvero del razionalismo meccanicistico, capitalistico e mercatistico, a partire da Cartesio fino a Kant: dal soggetto individualista, astratto e formale di Cartesio, completamente passivo e fagocitato dall’oggetto, fino a Kant con la morte del pensiero universale e l’innalzamento a dominio della dea ragione, che  porta a compimento il pensiero di Cartesio con la messa a congedo della metafisica e la fine dell’umanità nella gabbia del secolarismo e dell’immanentismo.

 

 

 

 

 

Le tre cifre per definire la modernità

 

1) La materia come possibilità;

2) la radicale immanenza; la dicotomia cielo-terra riassorbita nelle regioni della pura immanenza;

3) determinismo individuale.

 

 

 

 

 

Non a caso, i più ferventi promotori e sostenitori della quantistica sono proprio coloro che non hanno affatto una bella considerazione della Chiesa Cattolica e della Religione in generale.

Sono sempre coloro che nel corso della storia, ad ogni scoperta scientifica, hanno enfatizzato la scienza positiva non tanto per le scoperte in sé, ma con lo spirito libertinista tali scoperte rappresentavano di volta in volta la vittoria dell’uomo su Dio e la Sua parola.

Il senso di libertà, che ha generato nelle persone la scienza positiva ad ogni sua scoperta, si traduce nel senso di indipendenza dal Sommo Ente, per il fatto che, con la scienza e la tecnologia l’essere umano si sarebbe trovato nella via della conoscenza di Dio, senza obbedire alla Sua parola e senza percorrere la strada da Lui delineata.

E anche dalla Metafisica in quanto scienza sacra, e vediamo come da un certo punto in poi della storia, tali Leggi Universali abbiano smesso di essere dominanti per la concezione delle persone, che hanno creato in seno al fenomeno del relativismo, moltepicità indefinite di pseudo leggi a misura personale scimmiottate come Universali.

 

Con questo teorema, si sarebbe giustificata finalmente tutta la passività in tutte le sue espressioni, in quanto la scienza avrebbe aperto la strada verso il paradiso in terra senza la necessità di alcun impegno spirituale.

 

 

27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».

Gv:27-29

 

La ricerca di sé o della verità partendo dall’oggetto esterno è l’atteggiamento della scienza positiva, che sulla base dal sentimento di avversione nei confronti della metafisica e dunque nel confronti della via spirituale Tradizionale, e non tenendo conto dell’ego (categoria originariamente metafisica, poi slittata alla filosofia, e in ultimo alla psicologia moderna), che scoperta dopo scoperta sussiste senza mai universalizzarsi, non produce altro che un rimando della meta o dello scopo determinato o eterna felicità, verso il divenire indefinito.

 

L’atteggiamento Tradizionale invece, è quello di conoscere e realizzare innanzitutto Sé stessi attraverso l’osservanza delle regole Tradizionali, per poi giungere come effetto implicito alla conoscenza della natura e le sue leggi più profonde e misteriche.

 

Nel primo caso, “l’io fa sempre da padrone”, e in quanto tale il suo punto di osservazione non è su una piattaforma superiore agli elementi sottili della natura, e potremmo dire a tal proposito, che il rapporto che ha l’io con l’ambiente esterno, non è effettivamente a “tu” per “tu” contrariamente all’idea generale, che sul piano della passione sarebbe un’avventura pericolosa, che in quanto tale, certamente risulta allettante proprio a coloro che non sono interessati alla conversione, e che dunque dalla prospettiva della fierezza del loro ego e nella loro dimensione passionale tendente all’ignoranza, prediligono la via dell’attività materiale, o passività in termini metafisici, cavalcando il trend del fallimento della Chiesa Cattolica, senza comprenderne di fatto il suo reale valore, dato dall’esercizio della sua funzione di resistenza relativa al crollo del Pensiero Greco-occidentale, imbevuti del sentimento di avversione dalla propaganda libellista, illuminista e comunista dei cinque secoli scorsi, ed ecco in ultima istanza, come sulla spinta generata da questo sentimento, si lasciano attrarre dalla forza secolarizzante e immanentista della scienza positiva.

 

Invece, l’atteggiamento di cercare Dio nella natura attraverso il metodo speculativo razionale, si può per analogia rapportare al fatto di: “amare non incondizionatamente ma solo dopo aver constatato”.

Capite bene, che per entrare nella sfera dell’incondizionato occorre necessariamente “la conversione dell’ego”, o in altri termini: “il compimento dell’universalizzazione dell’io”

 

Quando la conoscenza dell’oggetto avviene sul piano finito dell’ego, e quindi viene ad essere conosciuto solo dopo essere filtrato dalla ragione, viene meno la resa al pensiero puro, perché al di là della ragione c’è l’irrazionale, al di là del quale c’è il pensiero puro. Occorre dunque essere capaci di deporre lo scudo razionale per affrontare il mare impetuoso della follia e così giungere all’assoluto e acquisire la conoscenza delle cose e dunque dei misteri nascosti nella materia, e per compiere questo viaggio trasmutativo l’unico modo è quello della via Tradizionale, in particolare della via mistica, dove il soggetto, in primo luogo ammansisce l’ego ai minimi termini in modo tale da rimettere la ragione sotto il controllo del Sé.

Tale resa al Divino, attraverso la resa alla coscienza che è universale, determina il processo di conversione necessario per trascendere la materia e conoscerla direttamente nella sua essenza.

 

L’idea travisata rispetto al “pensare”, a causa dell’ottenebramento intellettuale dato dall’era attuale, viene considerato come universale quanto in realtà non oltrepassa mai l’area di pertinenza della ragione.

Invece, il pensiero puro che è presente nella materia nella sua funzione retroattiva, scaturisce dalla sua essenza come luce guida per tutti gli esseri, una volta che il soggetto è intellettualmente attivo, oltrepassando la zona dell’irrazionale, quello del razionale, e giungere infine a bonificare l’intera struttura psichica, ego incluso.

 

Ne deriva che; "il pensiero è “l’assoluta trasparenza dell’Essere” secondo la locuzione Parmenidea, e quindi ogni conoscenza della natura materiale è acquisita al momento che l’intelletto individuale si connette a quello universale.

 

Se la posizione del soggetto non è neutrale rispetto all’oggetto, tanto meno può risultare dominante (qui potremmo applicare una formula tratta dall’esoterismo cinese), e quindi l’idea del dominio sulla natura è un’illusione del tutto ingenua, che pone l’io nella posizione rigorosamente subordinata alla natura materiale, che su quest’ultimo ne eserciterà tutto il suo dominio.

 

 

 

 

 

La mania della conferma e l’inganno del sub-atomico

 

L’approccio meccanicistico alla natura, che più che diviene avanzato e sofisticato, e più stupido e rudimentale diviene dal punto di vista del Divino, allontana pertanto il soggetto dalla conoscenza dell’assoluto man mano che si inoltra nei meandri della materia.

La, non si trova l’essenza insita nella materia come ignorantemente è noto, divulgato e ambito, ma si trova l’intreccio tra la materia sottile (psiche) e la materia grossolana, come tramandato dalla Tradizione Primordiale in tutte le sue Tradizioni contingenti.

 

La visione spirituale data dallo scientismo, è una trappola immanentista rivenduta come tale, perché la tendenza non è nel far sì che l'individuo realizzi la pienezza del sé nel senso sovra-individuale del termine, al contrario, tutto questo sviluppo tecnologico che potrebbe essere tranquillamente definito "progresso anticristico", tende pretenziosamente nel fare in modo che l'intera qualità universale, a partire dal soggetto, venga ridotta alla pura quantità, ricreando un luogo, una gabbia tutta psichica, che non potrebbe che essere la parodia della vera libertà e dunque della realizzazione spirituale vera ed effettiva, o in altri termini "la massima condizione dell'esistenza".

Ebbene, l’io come abbiamo osservato fa sempre da padrone, e anche se per ipotesi questo tipo di approccio alla realtà fosse in grado di mostrare il suo stesso processo di universalizzazione, sarebbe soltanto "una dimostrazione virtuale" che non darebbe in alcun modo la possibilità di vivere tale processo. Potrebbe farlo solamente in modo da lasciare l’io al di furi di questo processo, come spettatore e non come protagonista, e tanto meno come regista.

 

 

Tutto ciò ha origine da un profondo spirito anticlericale e dunque antimetafisico, e i liberali, figli degli illuministi e degli illuminari parrucconi Kantiani, rivendono questa realtà come la realizzazione ultima dell'essere umano, quando invece non può che concludersi in un triste destino umano.

 

 

 

 

"La cifra è soltanto il vestito del numero"

- René Guénon -

 

 

 

 

Al momento concludo questa mia riflessione, riservandomi di aggiungere determinati elementi, e nel caso rettificare certi punti ancora abbondantemente da sviluppare.