Considerazioni sulla Gnosi

Con questa riflessione, vorrei propormi, per chiarire una di quelle questioni metafisiche tra le più fondamentali che riguarda appunto la “Gnosi”, riflettendo sulle varie concezioni e interpretazioni che le sono attribuite, a mio avviso spesso errate, che a maggior ragione negli ambienti più qualificati e più ortodossi della sfera religiosa di tutta la Cristianità, assumono un tono ancor più determinante.

Desidero dunque chiarire la questione della Gnosi, da una parte per rendere la giustizia che merita questo elemento metafisico, e dall’altra per sottrarlo dalle correnti spirituali deviate e dalla loro deriva.

 

Al pronunciamento del termine “Gnosi”, si aprono i cieli e si spalancano le acque: e vediamo dunque, quelli della “Pistis” (fede) sfoderare le spade e alzare gli scudi, e viceversa, al pronunciamento del termine “Pistis”, vediamo i parrucconi della “Gnosi” inalberarsi superbamente.

 

Tuttavia, da un punto di vista profondo, tutto questo è ingiustificato, poiché "Gnosis" e "Pistis" sono in realtà le due facce dell'unica medaglia, le due modalità ascetiche della Tradizione.

 

Nel caso della Gnosi, si potrebbe rappresentare come:

“il tempo che sboccia e si apre all’Eterno”,

e nel caso della Pistis invece, come:

“L’Eterno che irrompe nel tempo”.

 

Con il termine “Gnosis”, si definisce etimologicamente: la “conoscenza”, e soprattutto in maniera neutra e su tutti i livelli nessuno escluso, a partire dalla conoscenza più aurea, elevata e metafisica, fino ad arrivare, sempre mantenendo lo sfondo sacro e trascendente, a quella più pratica e materiale.

 

 

 

 

Gnosis vs Pistis

 

Nel considerare approfonditamente il principio della Gnosi, consideriamo dunque aprioristicamente, che è un elemento di natura Divina ed dunque un principio Eterno.

 

La contrapposizione tra la Gnosis e la Pistis è essenzialmente inesistente, in quanto dalla Gnosis completamente presente agli albori dei tempi, si è manifestata poi la Pistis, che non è che una funzione della Gnosis.

 

A mio avviso:

La Gnosis, che era dominante nel Ganeden, è continuata ad essere presente nella modalità retroattiva rispetto ala Pistis, anche dopo la cacciata della prima coppia.

Con l’evento del frutto del peccato, si è verificato il fenomeno della caduta, dalla posizione della perfetta conoscenza, alla conoscenza del bene e del male (o perdita della perfetta conoscenza).

 

Gnosis e Pistis, sono intrinsecamente coese:

Gnosis, come seme, fiore e frutto della Pistis: la centra di volta in volta in modo che quest’ultima non collassi nella superstizione, mentre la Pistis abitando il luogo dell’errore e dell’illusione, crea le condizioni per la conoscenza delle Leggi universali, e di riflesso la vera natura dei fenomeni.

 

Una fede puramente sentimentale, è sempre in ritardo rispetto agli eventi, ed ecco che la Gnosi che poi è “anche” il frutto della fede, forgia e stabilizza quest’ultima nel processo evolutivo spirituale.

 

Consideriamo inoltre, che la Gnosi, in modo pregiudizievole, non viene osservata di buon occhio dalla prospettiva della sfera essoterica, come del resto tutto ciò che fuoriesca da quella realtà Tradizionalmente ben definita.

Ma è corretto che le cose stiano in questo modo, anzi, si potrebbe affermare in tutta certezza, che la salute della sfera religiosa è misurabile proprio da questa impostazione di chiusura, poiché il senso di appartenenza è prerogativa fondamentale per il corretto funzionamento della sua struttura stessa, e per la salvezza delle anime.

 

Ecco, dunque il perché da un lato la “salvezza” della fede, e dall'altro la “liberazione” della gnosi.

 

Nel primo caso, l’individualità permane, e nel secondo caso l’individualità viene trasmutata nel processo di universalizzazione.

 

La Gnosi è quella conoscenza, che non appartiene al soggetto, il quale può essere predisposto o meno in misura del suo grado di intensità intellettuale, e tale conoscenza è l'essenza di una qualunque Tradizione vera ed effettiva, e consiste nella capacità di astrarsi intuitivamente e per estensione dalla rispettiva sfera religiosa, decostruire la forma esteriore e individuarne i principi, senza mai perdere la fede.

 

L'equivoco consiste nel fatto che si giunga a pensare, che non sia possibile tale simultaneità di eventi.

 

La Gnosi non è nemica della fede, ma al contrario, è un punto di osservazione e di strumento di controllo della struttura religiosa dall'infiltrazione di elementi che appartengono al preternaturale, i quali determinano la tracotanza sentimentale e l'inevitabile sfociare nella superstizione.

Inoltre, la Gnosi, è essenziale per adattare la Tradizione secondo tempo, luogo, e circostanza.

 

In India non esiste antagonismo tra conoscenza e fede, entrambe coesistono tranquillamente, e sono presenti guru metafisici che non perdono affatto l'ardore della fede, e guru sentimentali della fede che non hanno alcuna concezione metafisica.

 

Nella Tradizione c’è posto sia per gli intellettuali che per i sentimentali, solo che i sentimentali rientrano nella sfera religiosa e quindi, spesso si pongono in preghiera per la propria convenienza materiale,  mentre gli intellettuali, che non sono i parrucconi sia chiaro sin da subito, ma sono coloro che dimorano nella contemplazione senza disdegnare assolutamente l’azione (vedi ad esempio S.Antonio Abate), così come è sovente concepito dalla mentalità dualistica comune dei sentimental-moralisti.

Un caso tra i più significativi di questo equivoco, è quello che vede il luogo a procedere di s. Tommaso contrapposto a quello di s. Bonaventura, ma qualcuno ha riflettuto più profondamente, come ad esempio s. Giovanni Paolo II nella sua “Fides et Ratio”, trovando come punto in comune tra i due “la carità”.

 

Dunque, se i religiosi, chiamiamoli così per praticità, anche se sarebbe preferibile “coloro che abitano la sfera essoterica”, hanno la possibilità con la Grazia infinita della presenza di Cristo, e per loro amore nei Suoi confronti che raggiunge la sua pienezza nell’agonia delle viarie sofferenze della vita (oggetto di carità) di poter arrivare allo stato contemplativo e quindi “Gnostico” e quindi essere salvati dalla “palude del peccato”, per i contemplativi, che per Grazia di Dio dimorano già in quello stato, e sanno profondamente della miseria delle condizioni di esistenza, il percorso è continuamente attivo!

 

E qui possiamo intravedere il vero principio della Gnosi, che “non rinnega mai la sfera religiosa” (come è invece nel caso dello gnosticismo / alias occultisti), ma anzi, la sostiene, riconoscendo in essa, area operativa del Signore e della Sua salvezza.

 

 

 

Dio si può amare in tre modi diversi:

 

per la Sua intelligenza;

(a partire dalla metafisica)

 

per il Suo corpo (la creazione);

(a partire dalla carità)

 

per il Suo cuore

(a partire dall’espressione sentimentale)

 

 

 

 

 

Il timorato di Dio

 

Allora, il soggetto viene preparato dalla conoscenza all’arrivo delle circostanze negative, e dacché la fede arriva dopo che i fatti sono compiuti, la fede arriva controtendenza ad anticipare gli eventi, grazie alla conoscenza maturata nelle esperienze precedenti.

 

Tuttavia, ci sono delle persone che (per grazia del Signore) nascono già nella sfera della virtù, e dunque con un orizzonte intellettuale piuttosto elevato rispetto alla moltitudine di individui. Individui, che “per indole, o meglio per grazia Divina, sono spinti internamente verso la conoscenza”, che agiscono nella loro sfera d’azione rimanendo quasi sempre presenti in ciò che fanno e senza scollegarsi dalla fonte originaria, e che quindi una volta che si riallacciano alla Tradizione, prendono fede in maniera contemplativa.

 

Ecco, che la Pistis sentimentale, del tornaconto personale, si purifica, e divenendo nel suo processo evolutivo la Pistis intellettuale (pare un ossimoro ma non lo è), che non smette però di essere Fede, anzi, viene arricchita dalla conoscenza.

 

Dacché la Fede, la quale scopo in termini metafisici sta ad indicare il passaggio oscuro dalla realizzazione virtuale a quella effettiva, diviene “certezza”.

 

Questo processo evolutivo, si può tradurre molto bene con il passaggio dalle acque profane alla Luce Divina.

 

René Guénon, ribattendo ad una affermazione di Eugène Aroux circa la questione di Dante degli Alighieri e della meraviglia dell’autore a proposito del fatto che nonostante il sommo poeta appartenesse alla sfera esoterica partecipasse ai riti esteriori, rispose appunto che lo spirito puramente esoterico sostiene quello essoterico e non si oppone mai in alcun modo a quest’ultimo, in virtù del mantenimento e del sostegno della Tradizione.

 

 

 

 

Gnosi e Tradizione

Necessarie considerazioni ontologiche

 

Secondo la visione della filosofia perennis, che a mio avviso rimane l’unica risposta valida alla questione della Gnosi, in rapporto in questo caso alla Tradizione Giudaico-Cristiana, dovremmo considerare che a differenza dell’oriente, quest’ultima, alla stregua della Tradizione Islamica, nell’adattarsi secondo tempo, luogo, e circostanza, ha prodotto un luogo differenziale piuttosto marcato tra le due vie rispettivamente: esoterica ed essoterica, rispetto invece, ad esempio, alla Tradizione Vedica, dove esiste una sorta di esoterismo naturale.

 

Questo, è dovuto come ho già riportato in altre occasioni e a più riprese, in primo luogo al livello di intensità intellettuale di una zona del mondo rispetto all’altra.

Nei tempi in cui l’intensità intellettuale raggiungeva alti livelli, tutta la natura materiale era illuminata, ma con il calare dei tempi, e con il relativo affievolimento intellettuale, la Tradizione, da una parte si è dovuta adattare alle circostanze sempre più razionali e sentimentali, e nella sua essenza si è dovuta nascondere, rendendosi accessibile a un numero esiguo di persone caratterizzate da un orizzonte intellettuale elevato.

 

Ebbene, con lo sviluppo della manifestazione (creazione), dacché la conoscenza intellettiva era esteriore e la fede era ancora interna e dunque in potenza, si è giunti al tempo in cui la fede ha avuto esteriormente la sua ragion d’essere, e la conoscenza intellettiva non cessando mai di essere disponibile è divenuta potenziale e retroattiva.

 

Consideriamo che l’intera manifestazione è polarizzata, e la Gnosi è, e non può che essere “riunificatrice”, e nel processo dell’acquisizione della conoscenza Tradizionale porta necessariamente al superamento di tutte le diadi.

 

La Gnosi è trascendente, e in quanto tale, porta alla perfetta realizzazione spirituale e dunque alla risoluzione di tutte le dicotomie caratteristiche dell’esistenza.

Tra queste risoluzioni, vi è anche quella dell’antagonismo, della conflittualità e dell’incompatibilità delle due vie, delle due correnti, l’una iniziatica e l’altra mistica.

 

La via Gnostica, ha come base la conoscenza e come fine l’Amore (Agape), e, la via Mistica, ha come base l’Amore e come fine la conoscenza.

 

La Gnosi essendo l’essenza stessa della Tradizione, non può che non condurre sempre al ritrovamento della Tradizione.

Pertanto, per mezzo della Gnosi, la quale scopo principale è quello di riportare il soggetto dentro i ranghi della Tradizione autentica, è possibile attraverso il processo di purificazione della struttura psichica, realizzare che la strada più congeniale alla nostra persona è quella mistica, la via della rinuncia, della penitenza, della purificazione, la via della predisposizione alla Grazia Divina e alla salvezza.

 

Che la conoscenza sia inclusa nell’Amore con la “A” maiuscola questo è un fatto teologicamente fondato.

 

Tramite la vera Gnosi, che non è di natura individuale come ho già spiegato, ma di natura Universale, il soggetto ritrova la Tradizione. Appunto, non è auto-coscienza in quanto l’io realizza il Sé attraverso la conoscenza propria dell’io, ma è invece il Divino che attraverso l’io celebra Sé stesso.

 

 

 

 

 

Via ascendente e via discendente

 

A partire dalla via dell’Amore, e quindi il soggetto si predispone alla sua stessa salvezza richiamando la Grazia Divina, “l’Eterno irrompe nel tempo”, e nel percorso ascetico il soggetto, se riesce a reggere il travaglio trasmutativo, di volta in volta aumenta la sua conoscenza fino alla massima conoscenza possibile per l’essere creaturale.

 

Di contro, la via della Conoscenza, che, per analogia inversa si potrebbe tradurre nel “tempo che si apre e sboccia all’Eterno”, fase dopo fase ed esperienza dopo esperienza, porta il soggetto a scalare la montagna dell’Amore, fino a realizzare l’Amore assoluto.

 

Da qui è opportuno considerare le due tendenze diametralmente opposte l’una ascendente di s. Tommaso, e l’altra discendente di s. Bonaventura, ma che hanno lo stesso fine in comune. Per fare solo qualche accenno che comunque meriterebbe ulteriori approfondimenti, considero solo che:

 

“L’Angelico ascende, come il pittore sacro occidentale. Il Serafico discende, come l’iconografo orientale. L’Angelico è l’uomo che guarda Dio dal basso, con la propria vista, come nella pittura occidentale. Il Serafico è chiamato a spiegare come Dio guarda e parla agli uomini dall’alto, come nell’iconografia orientale. L’Angelico percorre l’«arte della salita», di cui parlò Pavel Florenskij, simile a chi sogna all’inizio della notte. Il Serafico compone l’«arte della discesa», archetipo dei sogni prima dell’alba. Eppure, il Serafico non è più sapiente dell’Angelico: semplicemente guardano entrambi la Luce di Dio da due prospettive diverse, per vocazione, non per prossimità all’episteme. Tommaso, colto da esperienza mistica, non scrive più e si blocca («tutto ormai mi sembra paglia» – esclama). Bonaventura, dopo l’esperienza della Verna , non solo continua a scrivere, ma valuta quello che gli è capitato come «un pensiero tra gli altri»!

E tali peculiari vocazioni non possono che rivelarsi anche nel linguaggio. L’Angelico è un autore impegnativo, ma non contorto al modo dei moderni, che ostentano intelligenza con il parlare difficile. Il Serafico richiede uno sforzo d’impegno e di fatica maggiore, anch’egli non perché contorto o difficile, ma per via di un linguaggio che va quasi memorizzato, parola per parola, per essere sicuri di comprendere la conclusione. La differenza tra i due è simile a quella dello scalatore, che alle volte ascende in salita, alle volte è di fronte a un pericoloso ghiacciaio: si tratta di una diversità di lettura legata alla fatica”.

 

 

 

 

La via secca e la via umida

 

Considerando la Tradizione nella sua integralità, dovremmo necessariamente comprendere che quest’ultima si adatta per propria natura secondo tempo, luogo e circostanza, in ragion della quale, dovremmo considerare come in Occidente la Tradizione abbia assunto un luogo differenziale piuttosto netto e ben definito nelle due vie Esoterica e essoterica, rispetto ad esempio, alla Tradizione Vedica in genere, con particolare riferimento alla corrente di Ramanuja acharya, la quale ha conservato una certa integralità, tale che si potrebbe dire che il passaggio alla sfera esoterica avviene in modo piuttosto naturale.

 

Ma prima di inoltrarci nella Tradizione sopracitata, dovremmo necessariamente calarci ancor più in profondità a proposito delle due vie ben distinte.

 

Come principio universale, la conoscenza Esoterica, o la parte essenziale della Tradizione, ha a che vedere con la ristretta sfera puramente intellettuale, mentre la conoscenza essoterica, o la parte sostanziale della Tradizione, ha a che vedere con la grande sfera sentimentale e morale.

 

La via Esoterica, che ha come base di partenza la conoscenza stessa della Realtà Assoluta e come fine la realizzazione di quest’ultima, è caratterizzata dall’informale; mentre la via essoterica, che ha come base di partenza la manifestazione della Realtà Assoluta e come fine la realizzazione informale di quest’ultima, è caratterizzata dalla forma.

 

“Sul piano della Realtà assoluta, forma e non forma

sono la stessa cosa e coesistono assolutamente”.

 

Così come coesistono l’aspetto formale e informale di tutti gli enti metafisici, a partire dal principio primo o Dio, per poi passare alle Sue creature, dagli angeli ai demoni e così via.

 

Da questa prospettiva, “anche la mitologia trova la sua ragion d’essere”, sempre all’interno della Tradizione stessa.

 

Ecco, dunque per tornare alla Tradizione Vaishnava, la mistica e l’iniziatica coesistono perfettamente integrate: da una parte c’è la manifestazione del Divino e quindi tutta la struttura cultuale e ritualistica, sostenuta dalle scritture epiche, e dall’altra c’è la scienza metafisica informale sostenuta dalle scritture puramente informali. A tal proposito è riconosciuto il principio che in sanscrito è espresso con il termine “rasa” o sentimento di adorazione, secondo il quale ogni essere umano approccia al Divino a seconda della sua stessa natura, e dunque:

 

chi intellettualmente adora Dio per la Sua intelligenza;

chi sentimentalmente per il Suo corpo

e dunque gli esseri e la creazione;

chi sempre sentimentalmente adora Dio per il Suo cuore e dunque stabilisce un contatto intimo

con le rappresentazioni sacre.

 

La sfera essoterica, che è per definizione, “sentimentale e morale”, e dunque passionale nel senso mondano del termine, è l‘area operativa della Grazia Divina che interviene in modo discendente, manifesto, e salvifico (via umida).

In questa sfera di realtà, gli individui sono completamente dipendenti dalle gratificazioni mentali e sensoriali, e a causa di ciò, avendo perso completamente il loro rapporto con la coscienza, non hanno neanche alcuna spinta interiore per dirigere la loro passione verso la sfera intellettuale, e pertanto non possono sapere della meravigliosa gratificazione data dal collegamento intellettuale con la sorgente principale o Realtà Assoluta.

 

La sfera esoterica invece, che è caratterizzata dalla pura intellettualità, è l’area operativa della Grazia Divina che interviene sul soggetto in modo ascetico, non manifesto, e iniziatico (via secca).

In questa sfera di realtà, gli individui hanno intuito la natura dei fenomeni, e a stretto contatto con la coscienza, essi lavorano costantemente per superare i loro limiti individuali, e dirigere la loro passione asceticamente verso la conoscenza necessaria per la realizzazione spirituale.

 

Coloro che seguono la via umida, sono i secolaristi, che appunto Dio li va a prendere “con tutto il Suo sacrificio e prova d’Amore” manifestandosi a loro.

 

Coloro che invece seguono la via secca, sono coloro che nella loro misura hanno compreso la natura dei fenomeni e dunque rinunciano “simbolicamente” al mondo, e che Dio si confida a loro attraverso il pensiero (“cuore” nella sua accezione più alta, che non esclude il sentimento ma lo sublima al piano più elevato).

 

Il preternaturale è l’area delle contaminazioni di ogni sorta, è l’area paludosa e umida predispone a tutte le contaminazioni psichiche. Le patologie psichiche diventano sempre più profonde e croniche, e le tendenze negative si moltiplicano indefinitivamente… Al contrario, la zona del deserto e secca, prosciuga e purifica a fondo, rafforzando lo spirito e affilando l’intelletto.

 La via della solitudine, è uno degli scogli principali da superare, che poi paga nel collegamento intellettuale con la fonte originaria.

 

 

 

 

 

Gnosi e duale

(Un ossimoro con i fiocchi)

 

Per non cadere nel dualismo nel contrapporre la Gnosi alla fede, e dunque cadere nello stesso errore mosso a sua volta e giustamente allo gnosticismo, occorre contestualizzare la via della Gnosi, e pertanto non considerarla negativa o non tradizionale, ma considerare piuttosto, che per determinati motivi che ho spiegato in altri studi, ma non per ultimo l’affievolimento intellettuale della società, la via della Gnosi non è stata mantenuta doverosamente entro il suo ambito di competenza, ovvero quello prettamente contemplativo, consentendo di accedere ai vari speculatori non autorizzati appartenenti al mondo esteriore caratterizzato dal dominio dell’azione di prenderne possesso.

Ma come è detto in ambito esoterico “la verità si difende da sola”, e allora l’essenza spirituale si è nascosta e allora ciò che hanno acquisito non è stato altro che la menzogna che poi ha determinato l’anti-Gnosi caricaturale del mondo contemporaneo.

 

Le vere correnti gnostiche dovevano portare alla trascendenza, o quanto meno alla realizzazione dell’Essere (”Brahman”: il primo livello di realizzazione della realtà assoluta).

 

Le false vie dello Gnosticismo, non possono portare alla trascendenza della natura materiale, poiché non attingendo a nessun elemento extra-individuale, e il fatto inevitabile “della sostituzione dell’area spirituale con quella psichica”, la loro area operativa e il loro fine da raggiungere, rimangono all’interno della sfera psichica, o dimensione immanentista.

 

 

 

Gnosi al di là del bene e del male

 

Come F. Nietzsche, che è vero che mirava al di là del bene e il male, ma non inteso nel senso di certi filosofi anti-gnostici, che si sono affrettati a riconoscere in questa idea l’accostamento al superamento del bene e del male nel senso relativista del termine, ma altresì, il senso del suo pensiero, una volta contestualizzata la sua situazione secondo tempo, luogo e circostanza, era senz’altro rivolto al superamento del bene e del male nel senso puramente trascendente. In altri termini, se lui avesse potuto usufruire del sostegno tradizionale, e dunque di una tradizione vera ed effettiva, e di una relativa disciplina spirituale, questo superamento sarebbe stato: pensare e agire in conformità con la volontà Divina e non sulla spinta della propria volontà egoica, e dunque in maniera corretta secondo tempo luogo e circostanza.

 

 

 

Dialettica come prassi imprescindibile

e impossibilità di sintesi aprioristica

 

Ho notato che si parla della Gnosi associandola alla dialettica Hegeliana, che prende dalla scienza Cabalistica del superamento del bene e del male.

 

Vorrei osservare, come ho già precisato, che: con Hegel non siamo affatto nella Gnosi com’è sostenuto soventemente da molti, ma “nell’anti-Gnosi per eccellenza”, poiché il male della dialettica, non consiste nella dialettica in quanto tale, che poi è un modus intrinseco all’esistenza, e per quanto riguarda l’essere umano in quanto specie la dialettica diviene logica razionale. Ma, la cosa che non viene colta dai pensatori, che vedono “la salvezza di Cristo come antagonista della dialettica Hegeliana”, è “la mancanza del pensiero puro”, e dunque, “la dialettica diventa imprescindibile” e correttamente, nel caso della dialettica o anche la ragione Hegeliana, il guaio è che “manca la possibilità della sintesi aprioristica”.

 

In altri termini, secondo la mentalità moderna, appunto Hegeliana, la dialettica è il tessuto, la causa, e il motore della storia, senza considerare ciò che manca veramente, dunque “la possibilità della sintesi a prescindere dallo scontro della tesi con l’antitesi”.

 

Questo assetto mentale, deriva in primo luogo dalla mancanza del pensiero puro, e di conseguenza dal dominio della dea ragione, che non riesce ad accettare la sintesi senza un processo evolutivo che la produca.

 

Allora, la formula non è “Gnosi che porta a Hegel che poi diventa dialettica o ontologia della prassi, che poi determina l’asfissia immanentista”, ma casomai: “il crollo del pensiero puro in primo luogo e in particolar modo dell’Occidente, e l’intensificazione dell’anti-Gnosi”.

 

Da qui, “IL TEMPO della comparsa di Cristo e il suo sacrificio a beneficio degli uomini”: 

1) per rivivificare la Tradizione, 

2) per re-intensificare il pensiero,

3) per sostenere in essere il suo vivo mantenimento.

 

Con Hegel non c’è più gnosi, poiché non c’è più alcuna categoria metafisica, l’idea di identificare la gnosi con questi parrucconi, non sta né in cielo né in terra...

 

Con l’idealismo tedesco, la fenomenologia dello spirito, l’ontologia della prassi, la ragione ontologica, o individuale Kantiana che sia, non siamo in alcuna conoscenza di ordine superiore, che invece esisteva nelle vie puramente iniziatiche e gnostiche del passato.

 

Per inquadrare la questione, occorre farlo dalla prospettiva metafisica:

 

La filosofia, che è di ordine individuale e nulla più, svolge la sua funzione almeno da un certo punto della storia in giù, come sostanziale alla metafisica. Il filosofare, sempre in seno alla Tradizione, ha avuto prima della svolta Cartesiana che ha segnato il passaggio dalla filosofia dell’oggetto a quella del soggetto, l’unica funzione di rivivificare e di ripensare la Tradizione, che deve essere riadattata di volta in volta secondo tempo, luogo e circostanza.

 

Rimarrei nell’area della metafisica, dove per i filosofi dell’ultima ora, quelli i quali l’unico interesse secolarista, è quello di apparecchiare nel migliore dei modi l’esistenza.

 

René Guénon non li prende neanche in considerazione.

 

Il culto dell’immanenza, ciò che caratterizza i filosofi dell’ultima ora, non ha nulla a che fare con la Gnosi, anzi, direi proprio la negazione della Gnosi (Ghyana in sanscrito), in termini vedici si chiamerebbe a-vidya (negazione della conoscenza).

 

All’interno della già esistente concezione antropocentrica e dunque pagana già in essere da Socrate in giù, passando dal Petrarca e il Boccaccio, con la negazione Cartesiana dell’Ipse Dixit, si è inaugurata la stagione dell’individualismo e del secolarismo, che trova il suo massimo con i filosofi dell’ultima ora, in particolare con Kant che porta a compimento ciò che Cartesio aveva iniziato.

 

Dall’altra parte, Hegel, il giustificazionista, che sembrava essere in antagonismo con Kant, in realtà condivideva la stessa incapacità del pensiero puro.

 

L’improbo Schopenhauer, intanto, se la intendeva con la via Buddhista del non essere Hinayana e Mahayana provvisorio (infelicemente ridotta a pessimismo dal volgo oramai immerso nella palude del sentimental-moralismo).

 

Il folle e interessantissimo filosofo del Nichilismo, oggetto di tutte le controversie e strumentalizzazioni di varia natura, fu investito da un potentissimo genio, ma le circostanze di buio intellettuale del tempo e quindi la società contro-tradizionale non potevano offrire il sostegno per la sua realizzazione, che sarebbe stata di comune beneficio, in caso di una società in linea con le Leggi universali.

 

Il mago di Messchirk invece, al contrario del burbero Schopenhauer se la intendeva con la via dell’Essere, mirava dritto al problema, individuando l’assenza del Pensiero puro e quindi della capacità del presente.

 

Altra osservazione a proposito dell’accostamento che spesso viene posto in essere in buona fede da certi filosofi, a proposito della “trascesa degli opposti sessuali con il raggiungimento dell’ermafrodita”, prendendo per esempio giustamente certe orride rappresentazioni di oggi. A queste affermazioni, si deve necessariamente e “Gnosticamente” ribattere, che questo risultato non è il fine della Gnosi, che al contrario è l’androgino primordiale o la sublimazione della sessualità allo stato edenico, passando per la castità e trovando sempre più maggiore indipendenza dall’impulso sessuale, ma questo fenomeno al quale loro fanno riferimento, e dunque l’acquisizione di entrambi i sessi opposti, al contrario dell’androgino che è il superamento delle condizioni derivate dal sesso (per non dire da tutta la sessuazione cosmica), ma è proprio il frutto dell’anti-Gnosi, che è di fatto ne è la terribile contraffazione, che ramifica profondamente le condizioni sessuali.

 

Anche gli gnostici, quelli veri, sanno che è necessario uscire dal duale, non è vero dunque che gnosi coincide con il dualismo che è implicito all’intera manifestazione, anzi, è certo che in ogni dottrina gnostica sia preso come principio cardine il trascendere il duale (conjuntio oppositirium).

 

Il discorso casomai è un altro: “quante probabilità hanno di riuscire a realizzare lo scopo da loro prefissato?”.

 

Lo stesso vale per l’accostamento improprio che vede nella Cabala la matrice dell’idealismo tedesco:

 

Personalmente non riesco a vedere nella cabala in sé la radice dello gnosticismo, quanto invece lo sdoganamento di questa conoscenza al mondo esteriore.

 

 

 

 

 

Gnosi e morale

 

In maniera scorretta, spesso si sente dire che la Gnosi è amorale.

La Gnosi non è caratterizzata da amoralità, perché appartiene alla sfera puramente intellettuale, e perciò supera la sfera della morale.

Se consideriamo che l’etica e la morale non sono elementi che derivano dall’uomo, ma che invece l’etica è figlia dell’epica, e la morale è figlia dell’intuizione, e dunque derivano dal sacro e dal metafisico, si può comprendere facilmente che nella sfera della pura intellettualità è presente in potenza, anche la morale, beninteso nella sua fase più vera e genuina.

 

Se invece si tratta di amoralità per la Gnosi, si deve riferire necessariamente allo Gnosticismo, che essendo un’ideologia, la sua area di competenza non occupa più un posto superiore alla sfera essoterica ma bensì al di sotto di essa. Ed ecco perché si può dire in questo caso “amoralità”.

Nel caso della Gnosi, si ha il superamento della morale, nel caso dello Gnosticismo invece si ha come risultato il collasso al di sotto della sfera della morale, e quindi la totale amoralità.

 

Nonostante questo, la via gnostica, per portare gli adepti alla realizzazione della realtà assoluta, essendo per definizione “informale e impersonale”, e soprattutto induttiva ed esperienziale, forma gli adepti in modo da essere sempre pronti a ridiscutere e decostruire ogni struttura logica e morale.

 

Da qui, l’essere al di là della morale, in virtù della costante attività; l’essere capaci del presente nel senso dell’intima dissociazione dal mondo e dalle cose del mondo, l’essere dotati di un orizzonte intellettuale elevato e dimorare nella contemplazione, e solo per estensione impegnarsi nelle azioni del mondo senza mai perdere questo profondo collegamento, e quindi, essere sempre in tensione spirituale e agire con l’ego ridotto ai minimi termini, secondo tempo, luogo e circostanza non essendo condizionati dalle correnti sentimentali.

 

 

 

 

 

Gnosi e Gnosticismo

 

“Chi protegge gli altri dalla Verità

E chi protegge la Verità dagli altri!”.

 

Per inquadrare la questione della Gnosi e di conseguenza dello Gnosticismo, che è ripetiamo, “la pretesa di possesso della Gnosi”, (che per effetto di tale atteggiamento scorretto nei confronti della Verità produce l’effetto opposto, e dunque la condanna all’immanenza), non è possibile senza prendere in considerazione la questione della dottrina dello sviluppo della manifestazione, o in altri termini la questione escatologica, rimandando al mio studio intitolato: “il duplice senso della vita”.

 

L’idea di voler trascinare giù il sacro si traduce in questo caso nel fatto che gli gnostici, con la loro distorsione ideologica, e dunque con la pretesa di rendere tutto il genere umano consapevole, di fatto manomettono l’intera tradizione impedendo così l’evoluzione di tutti.

 

L'idea di non rivelare secondo tempo, luogo e circostanza per proteggere gli altri dalla Verità, contro invece, il fatto di non rivelare per proteggere sé stessi dalla Verità.

 

 

Vorrei ritornare, sulla questione “della vera Gnosi che sostiene la religione”, contrariamente allo gnosticismo o occultismo che dir si voglia si contrappone duramente.

Da questo atteggiamento ne possiamo scorgere ovunque le tracce in ambito pagano e filosofico.

 

Dentro il calderone della Gnosi, sono finiti ahimè tutte le correnti pseudo spiritualiste, che, di fatto con la Gnosi non hanno niente a che vedere.

 

Scrivo sul mio libro: “La mansarda e la cavalleria”

“A questo punto, prima di continuare il presente argomento, vorrei sollevare brevemente la questione dell’esoterismo e alcune devianze in merito, con questa mia considerazione esperita dalla mia esperienza personale prima di tutto in area religiosa e il relativo riscontro metafisico: tra coloro che si presentano come esoteristi, i falsi esoteristi, non hanno mai conosciuto la compassione, né hanno mai sperimentato la bassa contemplazione, e sono per questo colmi di vanagloria e superbia. Si permettono di giudicare arbitrariamente ogni fenomeno che riguardi la dimensione religiosa, da una certa posizione superiore e più elevata di questa alla quale pretendono arrogantemente di appartenere di diritto. Proprio come fachiri, essi ingannano il volgo intellettualmente debole, esibendo simboli e altri elementi sacri, e in tal modo conducendo dei vistosi fenomeni di interscambio emotivo, purtroppo non esperite sulla base di intime esperienze che a dire il vero, in tal caso, ogni realizzazione gli sarebbe profondamente disvelata nella propria essenza, e dunque aprendo determinate vie cognitive interiori, ove essi, allora, dalla loro profonda contemplazione, porterebbero alla superficie del loro scenario solo quella genuina meraviglia di profonda pace. Al contrario, non abbandonati al sapere bensì bramosi di comprendere, si impegnano a incrementare la loro potenza psichica ed espandere tutta la loro individualità per osservare «da una prospettiva falsamente universale» i determinati oggetti di loro interesse, interfacciandosi a tali simbologie, ahimè in modo tale da porsi effettivamente, in perfetto e brutale antagonismo nei confronti di questi ultimi. Si evince facilmente, che costoro, essendo in antitesi a una legge metafisica e anche fisica semplice che indica che il minore è incluso nel maggiore e non viceversa, non possono comprendere ciò che è l'esperienza religiosa per il fatto che; se da una parte ne riconoscono l'importanza (ma solo per un impostazione mentale e non per realizzazione spirituale) poiché “hanno studiato” che ogni tradizione è composta dalle due aree di elevazione rispettivamente essoterica ed esoterica, non hanno mai fatto esperienza religiosa. Essi, sempre per i loro studi e non altro, o anche per accozzaglie di pratiche che producono un risultato senz'altro negativo, anche se sanno che l'esoterismo contiene in sé l'essoterismo in quanto quest'ultimo è sostanziale al primo, per il fatto che non hanno mai fatto alcuna esperienza religiosa significativa, non possono in alcun modo pretendere di collocarsi in quella posizione tanto centrale ed essenziale ove credono di essere («Ladri della Legge» direbbe Nichiren Daishonin). La religione, è l'area tradizionale dove il sentimento è rigorosamente dominante, ed è in questa dimensione che le persone si purificano dalla smania dell'azione interessata: durante il viaggio che devono compiere nelle tenebre, purificano cosi la loro mente attraverso la sofferenza, per poi risalire in virtù della Luce divina una volta sofferto fino in fondo («esaurito le possibilità inferiori» – René Guénon). Ebbene, è solamente dopo questo processo, che il soggetto può ritenersi in diritto di essere entro la sfera più sottile o esoterica, in quell’area che non s'incontra assolutamente con quella essoterica, ma come abbiamo visto quest'ultima ne è la preparazione. Considerato anche coloro, che nella loro esistenza non sono passati per la prima area preparatoria perché in qualche modo sono già passati in esistenze precedenti, o in ogni caso la contengono in principio, proprio per questo fatto, non possono non detenere quella conoscenza per portata e profondità, derivata dall'esperienza religiosa, e non possono non avere quelle caratteristiche prodotte dalla sfera religiosa, quali la profonda compassione e la saggezza, beninteso, da non confondersi con contraffazioni di queste, tipiche come abbiamo detto dei falsi esoteristi, che per una serie di elementi o aggregati individuali ed egoici loro personali, hanno furbescamente bypassato questo processo e si sono messi a trattare di esoterismo. Costoro si possono riconoscere, per il fatto che non hanno la capacità contemplativa e dunque non sanno dialogare, o stare in silenzio, sono dominati dalla passione, dal possesso, non riescono a trovare una ragion d'essere del fatto che esistano persone meno elevate di loro (ma al tempo gli servono), non hanno profonde esperienze personali da raccontare, e infine non sanno esprimersi poeticamente... Sono anzi, i loro sentimenti, che sotto il comando del loro falso ego, e infine sulla base delle loro condizioni particolari di esistenza, a loro insaputa li guidano a svilupparsi in un ambito sociale semplicemente piuttosto che in un altro, e in questo caso sono diventati degli “esoteristi”. A questo punto vien da sé, che: il solo fatto che maneggiano dati ed elementi sacri da una posizione illegittima dal punto di vista spirituale, e che puntualmente li dissacrano, indica di fatto, che «costoro veicolano potenze di dubbia natura». Sinceramente, considerando tutto questo, e avendo per tanto compreso questo principio per via direttissima prima che da ogni studio, cerco con il massimo di me stesso, di guardarmi bene che ogni mia espressione in tal senso, sia dapprima accompagnata dall'esperienza diretta, onde evitare di cadere in tale condizione, più facilmente di quanto riesca ahimè dalla mia bassa condizione a considerare. Detto questo, possiamo tornare ora all’argomento relativo alla coppia uomo/donna seguendo la linea preannunciata. Per concludere, dopo un attacco alla gerarchia spirituale e sovvertendo i simboli universali, dopo il culto della Dea madre per spazzar via il vero principio mascolino, è la volta delle autorità spirituali (sulle quali ci soffermeremo più avanti). Disgraziatamente, anche la visione di molte personalità autorevoli operanti nell’ambito spirituale e religioso, non è affatto conforme con la scienza spirituale tradizionale, poiché i simboli metafisici indicano di per sé le linee di condotta, e l’assetto idoneo per il perpetuarsi degli influssi spirituali, necessari per la realizzazione degli esseri”.

 

 

 

 

 

Esoterismo e Occultismo

 

Allo stesso modo che è valso per la questione della Gnosi, e quindi che è stata resa completamente negativa dallo schieramento essoterico, anche il termine “Esoterismo” è stato arbitrariamente e completamente abusato, e svuotato dalla sua vera essenza significativa.

 

Un termine, che racchiude nel suo significato assolutamente positivo l’essenza più pura della Tradizione, è stato negativizzato e dunque associato impropriamente all’altro termine che ne è del primo la sua rispettiva contraffazione stavolta tutt’altro che positiva, stiamo parlando appunto: “dell’occultismo”.

 

 

Allora:

La Gnosi sta allo gnosticismo

come

L’esoterismo sta all’occultismo

 

 

Nel caso dell’Esoterismo, “la Verità viene custodita per proteggere gli altri”: l’atteggiamento fondamentale dell’esoterismo, consiste nella completa subordinazione nei confronti della Verità, che implica necessariamente l’onestà intellettuale. Questo, permette che la Verità venga ad essere distribuita in maniera corretta secondo tempo, luogo e circostanza nell’intera struttura sociale, da coloro che sono talmente puri e in coscienza da abitarla.

 

Inversamente, nel caso dell’occultismo: “la Verità viene difesa dagli altri”, in quanto, al contrario dell’esoterismo, l’atteggiamento occultista è caratterizzato dalla posizione di dominio nei confronti della Verità.

Nel primo caso, abitare nella Verità, sta a indicare che “l’io” sia stato completamente integrato nel Sé, per cui, questa posizione puramente intellettuale ed essenziale è esattamente il culmine del processo di universalizzazione dell’io (morte iniziatica); inversamente, nel secondo caso, “il senso del possesso” gioca il ruolo fondamentale; considerando l’imprescindibilità della Legge della dinamicità spirituale, l’io per la negazione della sua stessa risoluzione nel Sé è obbligato necessariamente a sussistere indefinitivamente, e qui la pretesa di possedere la Verità.

Ovviamente, della Verità assoluta non può esserci traccia, al contrario, vi è la verità relativa ed individuale, che si estende indefinitivamente, “come la rana che gonfia simulando il bue”, e ogni fenomeno che viene a manifestarsi, essendo di natura individuale e non universale non è quindi di natura divina.

 

Con Esoterismo, si dovrebbe intendere giustamente il luogo puro della Tradizione, dove coloro che rientrano in questa sfera, esaurita ogni possibilità inferiore relativa al falso ego, partecipano alla Verità assoluta.

 

 

 

 

 

Evoluzionismo e involuzionismo

 

“La teoria evoluzionistica, è una frode vera e propria, una teoria anti-scientifica. Tutte le recenti scoperte soprattutto della chimica, portano alla demolizione della teoria dell’evoluzione: la riduzione dell’ossidazione, che sta alla base di tutte le relazioni organiche e inorganiche, va in un'unica direzione, e dunque: dalla riduzione è possibile andare verso l’ossidazione e mai viceversa.

La termodinamica spiega, che le relazioni chimiche vanno verso l’unica direzione dei legami forti. Darwin invece, pretende che è possibile passare dall’ossidazione alla riduzione in maniera spontanea”.

Silvano Borruso

 

 

Fabio Lapini

 

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