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Logos, Ratio, et io

"Il pensiero, comincerà solamente quando si capirà che la ragione,

tanto osannata per secoli, è la più acerrima nemica del pensiero"

- Martin Heidegger -

 

 

In condizioni normali, ovvero, in presenza di una società Tradizionale, e dunque in condizioni regolari di perpetuazione degli influssi spirituali a livello sociale, la razio media tra il Logos universale e la natura materiale, per fare in modo, che l’esperienza dell’io con quest’ultima proceda nel risolversi di volta in volta in senso ascetico e universalizzante.

 

La razio è ontologicamente collocata tra il Logos puro e l'io individuale umano;

l’io nel processo ascetico, nel suo processo di universalizzazione, richiama il Logos, che a sua volta illumina la razio al fine di condurre l’io alla scoperta del sé, attraverso la conoscenza di ogni determinato fenomeno della natura materiale.

 

L’io, che nel rapporto con la coscienza universale si ammansisce dentro il processo di universalizzazione, fa si che la mente (“manas” di cui l’io ne è il fondamento) si renda recettiva al Logos universale, e in tal modo si attua la bonificazione dell’intera struttura psichica.

 

Razio, che è la facoltà dell’intelligenza, o in altri termini, quella caratteristica del Logos universale intuitivo, che si organizza nell’analisi del particolare, e dunque adatta alla conoscenza dei fenomeni della manifestazione sempre nel senso evolutivo e ascetico dell’io.

 

Se il puro Logos viene abbandonato a causa della passività spirituale, com’è successo a partire in modo pressoché avanzato dalla Roma imperiale, e il relativo declassamento alla sola Logica razionale, per poi dissolversi completamente nel mondo moderno in occasione della svolta Cartesiana, succede che la facoltà dell’intelligenza razionale rimane, tuttavia, applicando la legge metafisica dell’analogia inversa, stavolta non è più subordinsta all'universale ma all'individuale.

 

(Qui, sarebbe interessante soffermarsi sulla questione dell'Innesto del Cristianesimo, e sulla sua funzione positiva nell'occidente, ma la cosa ci porterebbe troppo fuori dalla presente trattazione).

 

In condizioni dove la razio non è più al servizio del Logos, non è in alcun modo illuminata e funzionale per la vera conoscenza di se attraverso la conoscenza dell'oggetto, ma al contrario passa ad essere comandata dall’io, e quindi ne diventa il suo strumento, ostacolando in tal modo ogni possibilità di risoluzione dell'io nel se.

 

In condizioni normali invece: l’io richiama il Logos, la razio si apre e si abbandona a quest’ultimo e gli diviene recettiva, e in questo modo, il Logos puro universale, la dirige per commissione dell’Io, alla conoscenza di se nel processo di universalizzazione dell’io.

 

 

 

Alcune considerazioni sull’etica

 

“L’etica, secondo la concezione tradizionale, non costituisce un dominio autonomo come molti oggi pensano. Se essa deve avere un valore veramente normativo, occorre che abbia un fondamento nella sfera del sacro e del metafisico”.

 

 

Le scuole illuministe, promotrici accanite del razionalismo e dell’empirismo, hanno idolatrato la dea ragione separandola del Logos universale e consegnandola in sposa all’io, individuale e collettivo, operativa su commissione dell’io come pensiero critico.

 

L’hanno idolatrata a tal punto da renderla antagonista del Logos, e quindi, dacché la sua posizione naturale per la sua corretta funzione è quella di essere subordinata al Logos per risolvere l’io nell’universale, con questa manovra sovversiva, si è trovata nella posizione diametralmente inversa nell’axis mundi, e dunque subordinata all’io per risolvere l’universale nel particolare.

 

 

 

Ecco, come successivamente la morale è divenuta dominante

 

Il Logos, che prima agiva nei confronti dell’io attraverso la razio, e dietro ad essa si trovava protetto per mezzo dei relativi paradigmi, irrisolvibili all’io se non dentro e per mezzo del suo stesso processo ascetico, si trova ad essere in questo caso oggetto di speculazione del’io che si barrica dietro la razio.

 

Ecco, come, la razio rapita al puro pensiero è diventata lo scudo dell’io, mentre nell'altra mano attacca con la spada della morale.

Non la falsa morale perché non esiste, esiste solo la morale in quanto residuo dell'idea, che, in assenza del pensiero puro, ricavato solo e unicamente dall'attività spirituale, diviene infetta.

 

"Senza il fluire e lo scorrere della pura acqua spirituale, le acque stagnanti della fetida palude della morale sono di per sé la causa di ogni male". 

 

L’errore degli illuministi in estrema sintesi, che erano oramai dentro la palude del razionalismo, era quello di considerare la ragione come il tetto massimo oltre il quale, violato il principio di non contraddizione, vi era solamente la sfera indefinita e angosciosa della follia, e l’inconsistenza pura e semplice.

 

Questo sistema d pensiero era ovviamente il limite del pensiero Greco, che vedeva dell'orizzonte quello sfondo (limite razionale) che nessun dio fece e che oltre il quale (follia) era impossibile oltrepassare.

 

Quando invece, questa stessa follia, era l'anticamera del Pensiero puro, che poteva essere attraversata solo e solamente per mezzo di quest'ultimo...

 

Certamente il loro luogo a procedere argomentativo e operativo era già limitato in partenza, perché si basava sul principio che l’io si illuminasse tramite la ragione senza passare per l’autorità del pensiero puro come abbiamo già osservato in precedenza, e di conseguenza era già decurtato di netto il processo di universalizzazione dell’io, dato che quest’ultimo, fatto fuori il vero principio Alpha gli ha usurpato la sua posizione legittima, e per cui ne ha assunto anche l’atteggiamento di piena realizzazione e autosufficienza, che è esclusiva del Logos universale, in quanto trascendente, infinito, assoluto, incondizionato e indifferenziato.

 

La storia dell’umanità, dal punto di vista della Filosofia Perennis, è fondamentalmente caratterizzata dalla potenza conservatrice in tutte le sue espressioni del Logos universale lungo tutto lo sviluppo della manifestazione cosmica, e nel particolare lungo tutta la storia del mondo sino alla sua fine, contro il processo degenerativo, in primo luogo del Pensiero puro, e seconda di poi in quanto effetto più o meno diretto, dei valori etici.

 

A questo punto, possiamo rilevare, che l’etica (non diremo in questa sede “pensata” ma “ragionata”, il che è bene distinguere, a fronte di quelle convenzioni che amalgamano troppo semplicemente queste due funzioni dell’intelligenza a scapito della prima e a vantaggio della seconda sotto il comando dell’io), così come la conosciamo, e dunque come rielaborazione della morale, non è altro che l’ombra della vera etica, che è universale e ascetica.

 

Per rispondere alla degenerazione etica, che ha luogo in molteplici punti della storia, sempre più inevitabile in misura direttamente proporzionale alle fasi sempre più avanzate dello sviluppo della manifestazione nella sua era crepuscolare, dobbiamo considerare la progressiva perdita del pensiero puro, che per la sua forza ri-vivificatrice e anti-cristallizzante, restituisce vigore attraverso l’epica, all’etica. 

 

 

 

Fabio Lapini

 

 

Continua...

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